Salem, un gioco pericoloso.

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“Questo libro si occupa di una fantasia. […] Il nocciolo di questa fantasia era che vi fossero, da qualche parte, in seno alla società, un’ altra società, piccola e clandestina, che non solo minacciava la vita della prima, ma che era anche dedita a pratiche considerate del tutto abominevoli, nel senso letterale di anti-umane.”.

                                                                     [I demoni dentro, prefazione, Norman Cohn]

Quando si pensa ai processi svoltisi a  Salem,  si tende ad immaginare un evento sanguinoso, che decimò la popolazione del Village, creando la fantasia di un’ interminabile serie di uccisioni.
Molta della colpa, di siffatta bugia storica, è da attribuire ai film e ai tv show che abusarono e plasmarono gli avvenimenti reali, a fine di creare un maggiore interesse nel pubblico.

Salem non fu luogo di una sanguinaria, almeno non al pari dell’ Inquisizione europea, caccia alle streghe, come si pensa generalmente.

Il totale delle impiccagioni fu di diciannove, un numero esiguo se si pensa alle migliaia di vittime europee cadute per mano degli inquisitori.

Lion Feuchtwanger (Wahn, Order Teufel in Boston, 1948) e Arthur Miller (The Crucible, 1953) videro nel sanguinoso episodio di Salem una metafora del fanatismo politico.
Con il suo dramma, Miller, richiamò, in maniera indiretta, l’ attenzione degli storici sui processi alle streghe in quanto espressione, oltre che metafora delle tensioni sociali.

Ne “La città indemoniata: Salem e le origini sociali di una caccia alle streghe”, Paul Boyer e Sthepen Nissenbaum hanno cercato di dimostrare che i processi del 1692 furono le naturali conseguenze di una serie di tensioni accumulatesi, negli anni, all’ interno di una piccola società.
A sostegno della loro tesi, i due autori, citarono le conclusioni formulate da A. Macfarlane, riguardo ai processi avvenuti nell’ Essex.
Questa ipotesi, puramente concettuale, andava sostenendo che la persecuzione per stregoneria sarebbe iniziata da due forti tensioni che si andavano scontrando, cioè tra quella comunitaria tradizionale e quella di tipo individuale.

“Nella piccola contea dell’ Essex nel Massachussets, e in particolare nella piccola comunità di Salem Village, erano soprattutto le ragazzine a riunirsi occasionalmente per parlare dell’ avvenire. La loro attenzione si concentrava su un tema particolare, in cui la curiosità per il futuro amore convergeva con quella per la futura condizione sociale: il matrimonio e il mestiere dei loro fidanzati.”.

     [La città indemoniata: Salem e le origini sociali di una caccia alle streghe, Paul Boyer e Sthepen Nissenbaum]

 

Riunitesi, le ragazzine, per la divinazione, si affidavano ad un bicchiere colmo d’acqua e all’albume di un uovo (secondo loro legato alla Luna) che, aggregandosi e disaggregandosi all’acqua, permetteva di conoscere il loro futuro.. Fu durante una di queste riunioni che una delle bambine disse di aver ricevuto un agghiacciante responso: “Uno spettro in sembianza di bara”.

Quello che era iniziata come una giocosa curiosità diede il via ad una serie di eventi, che segnarono la storia e le cronache della Nuova Inghilterra.

Gli avvenimenti degenerarono in un brevissimo arco di tempo.

Gli adulti tentavano di capire cosa stesse accadendo alle loro figli e nipoti, le quali si mostravano “stravaganti”, perse in “discorsi assurdi”, seguiti da veri e propri attacchi di isterismo.

Sulle prime i parenti tentarono di arginare in maniera privata queste stranezze, ricorrendo soprattutto alla preghiera.
Il primo a prendere una vera e propria iniziativa fu il pastore del Village, Samuel Parris, padre di una delle bambine e zio di un’ altra.
Egli considerava “Dolorosissimo rimprovero e provvidenziale umiliazione il fatto che il Signore abbia disposto che la recente orribile calamità […] si manifestasse innanzitutto nella mia famiglia.”.

Parris condusse la figlia di nove anni, Betty Parris, e la nipote di undici anni, Abigail Williams, da un medico locale, tale William Girggs, il quale, non comprendendo l’ origine medica di tali disturbi, ipotizzò che potesse trattarsi di malocchio, conosciuto con il termine tecnico di stregoneria malefica.
Quindi, dopo il parere del medico, si giunse alla conclusione che le ragazzine non fossero malate, ma vittime di un sortilegio e che quindi il problema non fosse più di ordine medico, ma giuridico.

Consigliato da altri pastori della zona, Parris non avvisò immediatamente le autorità, affidandosi alla divina provvidenza.
Questa reazione passiva del pastore suscitò moti di insoddisfazione all’ interno della comunità, nella quale la tensione etico sociale era sempre più forte e sentiva venir meno il fulcro della vita sociale costituita ed unita attorno alla figura chiave del pastore.

“I sermoni dei pastori, in mancanza di una qualsiasi attività culturale e ricreativa, costituivano infatti l’ unica forma di vita associata a cui partecipassero tutti. […] La religione, quindi, non aveva solo un aspetto sacro, ma anche uno teatrale.”.

                                                        [Teologia e politica dell’ America puritana, Tiziano Bonazzi]

Mentre Parris cercava di guarire le bambine con la fede ed il digiuno, una giovane matrona locale, Mary Sibley, prese in mano le redini della questione ed ordinò agli schiavi di casa Parris, Tituba e Jhon Indian, di preparare una focaccia stregata, fatta di farina di segale mista alle urine delle ragazzine colpite. La focaccia fu poi data ad un cane, nella convinzione che, se le giovani fossero veramente state vittime di un sortilegio, allora anche l’ animale sarebbe caduto vittime del medesimo malocchio. Ovviamente nulla accadde, almeno per il cane, visto che qualche settimana più tardi, dall’ alto del pulpito, Parris denunciò apertamente il diabolico atto di Mary Sibley.

Le cose andarono degenerando e nell’ arco di un mese altre alle otto ragazze, di età compresa tra i dodici e i diciannove anni, furono colpite dai medesimi sintomi,
Per un breve periodo anche delle giovani spose furono vittime di quella che veniva considerata, a tutti gli effetti, una vera e propria epidemia.

Il 29 Febbraio del 1692 furono spiccati tre mandati di arresto contro Sarah Good, Sarah Osborne e la schiava Tituba, indicate dalle ragazzine come le loro tormentatrici.
Queste, con il senno di poi, non furono tre vittime casuali, ma destinate, essendo accumunate da un fattore sociale, quello di essere delle emarginate: Tituba era una schiava, Sarah Good una girovaga e Sarah Osborne una vecchia invalida.

Le tre donne subirono un lungo interrogatorio pubblico, durante il quale sia la Good che la Osborne si dichiararono, ripetutamente, innocenti. Tituba, invece, confessò di essere una strega, dando, di sua spontanea volontà, una descrizione accurata di Satana: “Una cosa pelosa dappertutto, peloso su tutto il volto e con un lungo naso.”.

Dopo l’  interrogatorio le tre donne furono chiuse nel carcere di Boston, dove il 10 Maggio la Osborne morì di cause naturali.
La sorte delle altre due prigioniere fu diametralmente opposta: mentre la Good, come vedremo più avanti, fu impiccata, Tituba, rea confessa, fu graziata.

La confessione, che doveva avvenire alla presenza dell’ intera comunità, era una cerimonia attraverso la quale il deviante poteva essere trasformato, perdonato e reintegrato nel suo ambiente, ad eccezione della schiava Tituba che venne venduta per pagare le spese della sua carcerazione.
Il reato di stregoneria, però, era troppo grave perché la confessione potesse bastare a fare giustizia.
Nel 1692, tuttavia, ogni volta che un imputato, nel corso del pubblico interrogatorio, confessava la sua colpevolezza si faceva ricorso al rituale di questione, come, ad esempio, nel caso di Rebecca Eames, a quale, dopo aver confessato spontaneamente di essere una strega, nel corso dell’ interrogatorio, e di essere la tormentatrice delle giovani Mary Warren e Mary Lacey, “Le fu ordinato di prenderle […] per mano e di chiedere loro perdono, e lei lo fece e ed esse la perdonarono.”.

Se tutto il primo gruppo di accusati avesse confessato, assumendosi così la colpa collettiva della comunità, è molto probabile che la caccia alle streghe di Salem si sarebbe conclusa subito, e con un finale molto diverso.

Nonostante Tituba e la Good fossero chiuse in carcere a Boston, gli strani comportamenti delle ragazzine continuavano, andandosi ad acuire.
Parris osservò molti giorni di digiuno e l’ 11 Marzo 1692 invitò i pastori, del circondario, ad un giorno di preghiera. Proprio durante questa assemblea spirituale una delle ragazzine ebbe un “accesso di convulsioni, con gli arti irrigiditi e contorti in vario modo.”.

Pochi giorni dopo l’ avvenimento, giunse da Boston il Reverendo Deodat Lawson, in passato pastore di Salem Village, con l’ intento di esaminare di persona gli avvenimenti che stavano sconvolgendo le vite e le anime dei suoi ex parrocchiani.
Fu egli stesso a controllare il segno di un morso, apparso improvvisamente, sul braccio della diciassettenne Mary Walcott.
Quella sera, poi, mentre Lawson dialogava con Parris, nell’ abitazione del pastore, Abigail Williams si mise a correre per la casa, sbracciandosi ed emettendo suoni sibilanti, per poi iniziare ad estrarre dal caminetto tizzoni ardenti, lanciandoli per la stanza.

Il reverendo Lawson non indugiò oltre, ed offrì a Parris il suo aiuto per mettere fine a siffatte manifestazioni.

Il 20 Marzo Lawson pronunciò, nella meeting house, un duro sermone contro la stregoneria, che non fu dei più tranquilli: prima ancora che il reverendo iniziasse a parlare, Abigail Williams urlò “Ora alzati e dicci il titolo.”, egli ubbidì alla richiesta della ragazzina, la quale accolse con tono beffardo la risposta “E’ un testo ben lungo.”.
Durante il sermone, poi, un’ altra ragazzina del Village, la dodicenne Ann Putnam, iniziò ad urlare, nonostante gli sforzi di chi le stava attorno per calmarla, che un uccello giallo stava sul cappello, appeso presso il pulpito, del pastore.

Anche la madre di Ann Putnam fu vittima dell’ epidemia, e trovò sollievo solo quando il reverendo le lesse dei passi delle scritture, ma apparve ovvio che né i sermoni né le letture sarebbero bastati, ora che anche gli adulti potevano essere vittime del maleficio.

La quarta donna arrestata fu Martha Corey, che venne interrogata nella meeting house al cospetto di quasi tutta la comunità. Mentre veniva condotta nella sala, le ragazzine, seduta in prima fila, furono colpite dal “maleficio” e, all’ unisono, iniziarono a strillare con “grande agonia”; quando l’ arrestata si torse le mani, quelle gridarono di sentirsi pizzicare e quando la Corey si morse il labbro, le bambine urlarono di sentire i denti nelle loro carni.

Martha Corey raggiunse le altre prigioniere nel carcere di Boston, ma i fenomeni non cessarono.

La caccia alle streghe non risparmiò nessuno, neanche la piccola Dorcas Good, figlia della già incriminata Sarah Good. La bambina, di soli quattro anni, fu avviata al carcere di Boston, dove rimase in catene per nove mesi.

Il giorno successivo alla scarcerazione della piccola Good, durante l’ interrogatorio di un’ altra donna del Village, Rebecca Nurse, le ragazzine crearono il pandemonio con uno dei loro, famosi, attacchi. Anche la Nurse fu incarcerata, però presso la prigione di Salem Village.

Gli accadimenti non era più solo un fatto legato unicamente alla comunità e dall’ 11 Aprile 1692 i processi iniziarono a tenersi a Salem Town, di fronte al Governatore, a sei magistrati ed una numerosissima assemblea, a cui presero parte diversi pastori.

Nessuno era più al sicuro dalle accuse della ragazzine. Abigail William puntò il dito contro George Burrough, un ex pasto del Village trasferitosi nel Maine dopo la morte della seconda moglie. La ragazzina accusò l’ uomo di essere lo stregone che aveva dato inizio a tutta la vicenda. Anche l’ uomo venne incarcerato.

Arrivata la primavera, le carceri erano affollate da presunti servi del Demonio, tutti accusati dal gruppo, sempre più compatto, delle ragazzine.
L’ apparato giudiziario era all’ estremo delle forze, non essendoci possibilità di un processo regole, poiché lo stato del Massachusetts era privo di un governo legittimo.
Si dovette attendere il 14 Maggio 1692, quando a Boston sbarcò Sir William Phips, il nuovo governatore che portava con sé lo statuto.

Sir William costituì con sei membri, scelti tra i suoi consiglieri, in assise straordinaria, la Court of Oyer and Terminer, per “Udire e giudicare” i casi pendenti per stregoneria.
A presiedere tale assise fu scelto il vicegovernatore William Stoughton.

Il 2 Giugno 1692, un venerdì, iniziò la prima udienza della Corte d’ Assise.
Al primo processo seguì la prima sentenza capitale: il 10 Giugno salì sul patibolo una donna di Salem Village, Briget Bishop.

Anche la Bishop non era stata scelta casualmente, dal gruppo delle piccole accusatrici. Anche se la donna viveva da quasi sette anni nei pressi di Salem Village, ove si era trasferita per sposare il vecchio Edward Bishop, uno dei fondatori della chiesa di Beverly, ella era considerata ancora una forestiera, poiché, come la donna stessa ammise in sede di intorrogatorio, non si era mai inserita all’ interno della comunità, tanto che “[…] qui non conosco né uomini, né donne, né bambini.”.
Oltre al fatto di essere una forestiera, sulla donna pesava un’ accusa ancora più grave, celata dietro a quella di essere una strega, quella di aver creato discordie e conflitti all’ interno della comunità, poiché secondo una testimonianca Briget “Tranneva la genta a casa sua fino ad ore inopportune della notte a bere e a giocare a shuffle- board, provocando discordia in altre famiglie ed esponendo i giovani al rischio di esse.”.

La Bishop fu giustiziata su un’ altura adiacente a Salem Town, divenuta, poi, nota come Witches’s Hill, Collina delle streghe.

Alla seconda riunione della corte, tenutasi il 29 Giungo, furono giudicate cinque imputate, tra le quali vi era anche la Good, ritenute tutte colpevoli, furono giustiziate il 19 Luglio.
Quando il vicario di Salem Town invitò Sarah Good a confessare al sua colpa, la donna, dal patibolo, gli rispose “Non sono una strega più di quando tu non sia uno mago, e se tu mi togli la vita Dio ti farà bere sangue.”.

Altri sei processi, celebrati il 5 Agosto, si conclusero con altrettante condanne, di cui solo cinque furono eseguite, poiché una delle presunte streghe, Elizabeth Proctor, era incinta e i giuidici erano restii ad uccidere anche la creatura nel grembo della donna.
Due settimane più tardi fu giustiziato anche George Burroughs, il quale si professò innocente sino all’ ultimo, cercando di smentire in tutti i modi il pettegolezzo su cui si era basata l’ accusa, che lo voleva in possesso di una forza sovrumana e in grado di leggere il pensiero altrui.
Grande fu lo stupore della folla presente all’ esecuzione dell’ ex pastore quando questi, in piedi sul patibolo, recitò senza indugi il Padre Nostro. La preghiera, però, non fu in grado di salvare la vita dell’ uomo.

Il fatto che uno stregone fosse in grado di recitare una preghiera, o leggere dei passi dei testi sacri, era qualcosa di impossibile, per gli accusatori, tanto che il Padre Nostro era uno degli strumenti di prova più usati, dai Puritani, in sede di interrogatorio, poiché si pensava che la parola di Dio e dei suoi fedeli non poteva essere pronunciata dalla bocca di un servo di Satana.
Anche Sarah Good fu giudicata su questa base. Quando le fu chiesto, durante il processo, di recitare un salmo, riuscì a balbettare poche parole e, ai presenti, parve restia a pronunciare la parola Dio.

Altra prova largamente accettata, tranne da Increase Mather, pastore della Second Church di Boston, era lo scoppio di collera seguito da conseguenza nocive, prova che decretò la condanna a morte di Briget Bishop, la quale, mentre veniva condotta al tribunale di Salem Town, gettò uno sguardo sulla meeting house, al di là della piazza, e proprio in quel momento una pesante trave del tetto, all’ interno dell’edificio, precipitò sul pavimento.

Nello sforzo di stabilire un nesso plausibile tra gli episodi di sventura e la volontà malefica, i giudici inaugurarono la prassi di radunare le giovani, colpite dal presunto maleficio, e di farle sedere di fronte agli imputati.

Ai primi di settembre la corte emise un’ altra mezza dozzina di sentenze capitali. Due prigoniere riuscirono a salvarsi: di una la pena fu annullata, mentre la seconda, la moglie di un capitano della marina di Salisbury, fu aiutata a fuggire.

Tra le condannate di settembre compariva anche il nome di Mary Easty che , sorella della già condannata Rebecca Nurse, scrisse al Governatore: “Ricorro a Vostro Onore non per la mia vita giacché so che devo morire e che la mia ora è segnata; ma […], se fosse possibile, affinché non venga più sparso sangue innocente.”.

Il 19 Settembre, Giles Corey di Salem Village, vedovo di Martha Corey, venne torturato a morte, mediante lo schiacciamento di sassi posti ed accumulati sul suo corpo.
La pena inflitta all’ uomo, la “peina forte et dure”, era stata praticata poiché Corey si era rifiutato di parlare di fronte alla Corte, e tale atteggiamento comportava, implicitamente, che egli non riconosceva la legittimità dei giudici, impedendo così il regolare svolgimento del processo.

Il 22 Settembre, gli 8 condannati, nell’ udienza tenutasi il venti giorni prima, furono condotti al patibolo, ma il carro su cui erano trasportati i prigionieri ebbe un incidente e il drappello delle accusatrici iniziò ad urlare che il diavolo stata provando a salvare i suoi servitori.
Samuel Wardwell di Andover, in un ultimo disperato tentativo, cercò di dichiararsi nuovamente innocente, ma fu colto da un attacco di tosse, a causa del fumo della pipa del boia, e le giovani lo schernirono, affermando che Satana impediva al suo accolito di parlare.

Con queste ultime otto vittime si conclusero le impiccagioni, per stregoneria, a Salem.

La ricostruzione storica, avvenuto attraverso le cronache dei contemporanei, lascia il tempo che trova, se non si analizzano altri dati importanti, che resero i processi di Salem una delle caccie alla streghe più interessanti e conosciute.

Come viene riportato dalla Professoressa Itala Vivan, ne “Caccia alle streghe nell’ America puritana”, i primi casi di stregoneria, desunti dalle cronache americane, avvennero tra il 1639 e il 1651, un periodo ben anteriore a Salem.

Parlando della caccia alle streghe, la Professoressa Vivan sottolinea soprattutto la condizione, particolarmente dura, delle donne americane ne primi decenni del ‘600, poiché queste, oltra a condividere i doveri giornalieri con gli uomini, erano prostrate dalle numerose gravidanza e di come di come il parto era spesso causa di morte, tanto che gli uomini si sposavano diverse volte nell’ arco della loro vita.
Un esempio è il caso di Cotton Mather, celebre ministro puritano, il quale si sposò tre volte dalla prima moglie ebbe nove figli, dalla seconda sei e la terza impazzì. Dei suoi quindici figli, solo due sopravvissero al padre.

Per capire realmente la persecuzione di Salem, quindi, bisogna tornare indietro nel tempo ed analizzare la concatenazione storica di eventi ed i processi che portarono alla caccia alle streghe del 1692.

Una delle prime tesimonianze, di un processo per stregoneria, ci è giunta attraverso la narrazione di Cotton Mather, ne “Memorable Providences”.
Mary Johson di Hardford Connecticut, nel 1648, lavorava come schiava a riscatto presso un padrone dai costumi libertini, tanto da giacere sia con uomini che con donne.
La Johson fu arrestata e processata per stregoneria poiché venne vista ridere pazzamente per dei maiali he erano fuggiti dal recinto.
Interrogata, la donna dichiarò di essere ricorsa a Satana per scontento, ammettendo anche di aver copulato sia con uomini che con animali e di avere, tra l’ altro, ucciso il suo bambino.
Contando già due condanne per furto, nel suo passato, rimase in carcere per sei mesi, e dopo aver dato alla luce un figlio illegittivo, fu impiccata.

Antecedente alla condanna della Johson, però, è quella di Alse Young che il 26 maggio 1647 fu giustiziata, divenendo la prima persona ad essere condannata per stregoneria nelle colonie inglesi d’ America, poiché le precedenti vittime erano state accusate di eresia o di deviazionismo ideologico.

Poco dopo il 1648, fu impiccata per stregoneria Lake di Donchester presso Boston, schiava o domestica di un certo J.P.

“[…] Ella negò risolutamente d’ essere colpevole di stregoneria; e però giustificò Iddio per infliggerle siffatta punizione, perché prima di sposarsi aveva fatto la puttana ed essendo rimasta incinta aveva ricorso a certi mezzi al fine di sbarazzarsi del frutto della colpa e nascondere così il peccato e la vergogna.”.

Quindi, come nel caso della Johson, un passato considerato poco onorevole, per la mentalità puritana dell’ epoca, era un terreno fertile su cui basare un processo per stregoneria.

Nel 1639, a Boston, venne impiccata Dorothy Talbye, la quale, a giudicare dalle cronache, soffriva di disturbi psiconevrosi. La donna, dopo aver ucciso sua figlia di tre anni, Difficult, ammise spontaneamente di aver avuto rapporti con Satana.
La donna proveniva dalla congregazione di Salem Town e, prima dell’esecuzione, fu scomunicata.

Un altro caso di stregoneria, legato all’ infanticidio, fu quello di Mary Partons di Spingfield, Massachusetts, che venne processata nel 1651.
La donna, in precarie condizioni di salute, soffriva inoltra di forti crisi depressive, una inconfutabile prova di stregoneria, dopo che nel 1621 Robert Burton, autore di “Anatomia della malinconia”, aveva sostenuto che : “[…] Paracelso […] dichiara esplicitamente che molte persone stregate soffrono di malinconia.”.

Il fatto che l’ infanticidio e stregoneria siano due accuse spesso tra loro legate, non è un caso.
I parti mostruosi o la morte di un neonato o anche gli aborti spontanei erano visti come segni di un maleficio che si era abbattuto sulla famiglia, per opera di una strega.
Alla voce del 28 Maggio 1693, Cotton Mather registrò sul suo Diary la nascita di un figlio, all’ apparenza sano, ma che morì pochi giorni dopo.

“[…] Languì in agonia sino a sabato 1 Aprile, […] morì senza essere stato battezzato. […] Ebbi giustificati motivi per sospettare un intervento di stregoneria […] poiché qualche settimana prima del parto mia moglie era stata spaventata da uno spettro terrificante che le era apparso sul portico di casa, sì che la paura le aveva sconvolto le viscere in seno.”.

Sempre della Professoressa Itala Vivan è l’ interessante studio riguardanti le accusatrici di Salem, da lei chiamate le “Bambine cattive”.

Queste, così dette, “bambine cattive” riempiono con le loro accuse le cronache di stregoneria. Sono ragazzine spesso disadattate, o per via dell’ essere separate dai genitori o per la loro condizione sociale.
Le vere registe del coro delle accusatrici di Salem furono le due dodicenni Abigail Williams, ospite dello zio, il Reverendo Parris e domestica in casa Proter, e Ann Putnam, il cui ruolo fu più o meno concordato con i suoi genitori, tanto da aver manforte anche da parte della madre.
Le altre accusatrici erano tutte giovinette, sempre al servizio in case altrui, e tutti i padroni di queste “bambine cattive” furono accusati e infine impiccati, ad eccezione di Mrs. Griggs, la quale venne comunque accusata.

Per capire, veramente, l’ unicità dei processi svoltisi a Salem, però, bisogna soffermarsi sui criteri procedurali usati durante gli interrogatori e sui tipi di prove e torture applicati.

I processi di Salem ebbero uno stampo calvinista, caratterizzati dalla psicosi collettiva.

La Bibbia e la legge inglese prescrivevano che fossero necessari almeno due testimoni oculari per provare un reato, che comportasse la pena capitale, mentre il tribunale di Salem modificò questa regola, affermando che:

Poiché la stregoneria è un reato abituale, un unico testimone di un fatto di stregoneria, più un secondo testimone di un altro fatto simile, ma distinto, equivalgono a due testimoni contro il reato per la persona accusata.”.

I generale, i capi di imputazione si riferivano sempre e soltanto a reati spettrali, che erano testimoniati dal gruppo delle accusatrici. Siccome costoro erano, per lo più, giovanissime, si raccoglievano le loro testimonianze attraverso le dichiarazioni degli adulti, che avevano assistito alle scene di tormento o che avevano avuto notizia dalla viva voce delle bambine.
Un altro tipo di prova spettrale era l’ apparizione di un fantasma al cospetto di una delle accusatrici. Il fantasma aveva il preciso compito di accusare la strega assassina.
Come, ad esempio, la testimonianza della giovane Ann Putnam, la quale depose che le erano apparse due figure femminili:

Apparvero pallide come una parete imbiancata e mi dissero di essere le prime due mogli di Mr. Borroughs, e che lui le aveva uccise. E una mi disse di essere la prima moglie, e che lui [l’ aveva] pugnalata sotto il braccio sinistro e poi aveva messo della ceralacca sulla ferita. Scostò quindi il sudario e mi mostrò il punto.”.

Tale testimonianza firmò la condanna a morte per l’ ex pastore di Salem.

Altra particolarità dei processi di Salem fu il fatto che il Tribunale non condannò né fece giustiziare nessuno di coloro che si confessò colpevole di stregoneria. E anche, coloro che confessarono dopo aver ricevuto la condanna a morte non furono mandati al patibolo.
Ciò che avvenne non ha precedenti nella storia dell’ Inquisizione europea.
Ma non bisogna pensare che il Tribunale di Salem agì per bontà o umanità, bensì i giudici usarono l’ espediente della clemenza come strumento di coercizione psicologica.
Era infatti più semplice, e veloce, allettare un imputato con la promessa della libertà, piuttosto che estorcere una confessione mediante la tortura.
Usarono, quindi, la violenza più subdola, quella morale.

L’ unica tradizione, giunta intatta dall’ Inquisizione, conservata anche durante i processi del 1692, fu il ruolo privo di diritti degli accusati di stregoneria, strumentalizzati per impartire una lezione esemplare.
Agli imputati, infatti, non fu data la possibilità di avvalersi di un difensore e inoltre la loro parola non valeva nulla, mentre quella delle accusatrici, anche se erano poco più che bambine, era sempre attendibile.

Così, mentre Salem era stretta tra esecuzioni, digiuni e preghiere il disagio crebbe sempre di più.

Intanto il reverendo John Hale di Beverly, per primo, disse che buona parte della responsabilità, di tali eventi, era da attribuire alle adolescenti, le quali nella “vana curiosità di conoscere la loro condizione futura” aveva “coinvolto gli strumenti del demonio.”.
L’ opinione di Hale era condivisa dal ben più autorevole Cotton Mather, il quale ravvisò la causa del fenomeno negli “incantesimi” delle giovani “scervellate”.

Proprio come era iniziato, improvvisamente, tutto finì a Salem.
Con un totale di cinquecento incarcerazioni e diciannove esecuzioni, la caccia ebbe termine, poiché vista l’ incertezza dei metodi di accertamento della condizione di stregoneria, si temeva di compiere futuri errori; poi si arrivò ad ammettere che degli errori erano stati commessi, nella valutazione di alcuni imputati ed infine si ammise ufficialmente, grazie all’ insistenza di coloro che erano interessati alla riabilitazioni e o ad un risarcimento, che si era trattato tutto di un grave sbaglio, dettato dalla malvagità di Satana, e si decise che bisognava digiunare e pregare assieme, affinché in futuro non ci si lasciasse più sorprendere dai trucchi del Diavolo.

A diciannove anni dall’ iniziò della caccia alla streghe, nel 1711, uscì il decreto di revocazione delle condanne di Salem.

ANNO X DEL REGNO DELLA REGINA ANNA
Provincia della Baia del Massachusetts.

Oggetto: Revocazione delle sentenze di George Burroughs e altri per il reato di stregoneria.

[…] Sua Eccellenza il Governatore, il consiglio [degli Assistenti] e i Rappresentati riuniti nella Corte Generale, per l’autorità dei medesimi dispongono e dichiarano immediatamente esecutivo quanto segue:
che le singole condanne, i verdetti e le sentenze […] siano con il presente decreto revocati e dichiarati nulla a tutti gli effetti, intenti e scopi, come se le condanne e i verdetti e le sentenze non fossero mai stati emessi […].”.

Molte delle accusatrici di Salem, negli anni subito dopo i processi, lasciarono il Village, alcune per sposarsi, altre accompagnate dai genitori.

Abigail Williams, pare, sia finita sui marciapiedi di Boston.

Nel 1697 il Reverendo Parris fu costretto ad abbandonare Salem, e il suo successore dovette lavorare duramente per riportare un po’ di pace tra la popolazione, ancora profondamente turbata.

Ann Putnam rimase paralizzata e prima di morire nel 1706, a ventisei anni, fece pubblica ammenda.
Dal pulpito il pastore lesse un testo scritto e firmato dalla Putnam, la quale scaricava ogni colpa sul demonio, sottolineando di essere stata causa di sventure “assieme ad altri”, ed escluse di aver nutrito intenzioni malvage.

Anche i giudici attribuirono la colpa a Satana, mentre i giurati si discolparono, sempre dando la maggior parte della colpa al demonio, ma soprattutto invocarono la loro ignoranza in fatto di legge e di stregoneria.

L’ unica eccezione fu l’ ex giudice Samuel Sewall, che il 14 Gennaio 1697, in occasione di un digiuno indetto dalla Corte Generale, si alzò in mezzo alla congregazione riunita e porse al Ministro Willard un testo firmato perché questi lo leggesse ad alta voce, mentre Sewall rimase in piedi.
L’ uomo si assunse tutto il peso delle sue colpe, senza chiamare in causa Satana.
Fu l’ unico.

Forse, spinte da un desiderio di vendetta nei confronti degli adulti, le bambine accusatrici portarono avanti un pericoloso gioco, servendosi degli schemi culturali e dei tabù del mondo che le circondava, sino alle più tragiche conseguenze, soprattutto per coloro che venivano da loro additati, e si trovavano intrappolati in una ragnatela di accuse e finzioni.

9 pensieri su “Salem, un gioco pericoloso.

  1. Ben tornata con un post interessante e articolato su quegli eventi che nel 1600 scatenarono in America la caccia alle streghe. Un po’ come in Europa fece la cosidetta santa Inquisizione, ben più sanguinosa di quella americana.
    Condivido il tuo pensiero finale sulle giovani accusatrici, che forse stimolate da adulti portarono avanti un gioco molto doloroso.

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  2. Ciao Scholar,

    Questa: “Salem non fu luogo di una sanguinaria, almeno non al pari dell’ Inquisizione europea, caccia alle streghe, come si pensa generalmente. Grazie. Non so cosa voglio dire….ne in italian ne in english…..but that highlight is much appreciated.

    your cali fan

    11/29/2015

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