Resurrezione, l’ innocenza e il pentimento.

resurrezione

“Vetturini, bottegai, cuoche, operai e impiegati si fermavano e osservavano con curiosità la detenuta; alcuni scuotevano la testa e pensavano ‘Ecco come va a finire a chi comporta male, noi invece…’. I bambini guardavano terrorizzati la criminale, tranquillizzandosi solo a vedere che era seguita dai soldati e non avrebbe più potuto fare niente. Un uomo di campagna, che aveva appena venduto il carbone e preso il té in trattoria, le si avvicinò, si fece il segno della croce e le diede una copeca.”.

                                                                                [Resurrezione- Lev Tolstoj]

Katjusa Maslova è accusata di un omicidio che non commesso. Guardata da tutti come una criminale incallita, ella è invece vittima della giustizia, cieca di fronte al suo rango di plebea, ma soprattutto di fronte alla sua professione, la prostituzione..
L’ unica colpa della donna è quella di essere stata vittima di un torto che le ha strappato ogni cosa, facendola finire alla mercee della lussuria maschile, divenendo oggetto di svago, non più una persona, ma un corpo.

Figlia di una vaccara non maritata, Katjusa viene salvata dalla morte da una delle padrone della madre, la quale lavorava presso due signore, non più giovani, nubili, proprietarie di diverse terre e beni.

Solitamente la madre della Maslova dopo aver battezzato il bambino, lasciava che questo morisse di stenti. Un figlio era un impegno economico e sottraeva tempo al lavoro.
La ‘salvata’, come erano solite chiamarla le due padrone, viene dalle anziane donne adottata alla morte della madre, quando la piccola rimane orfana a solo tre anni.

Cresciuta a metà tra l’ essere la cameriera di Mar’ja Ivanovna, la sorella maggiore e più severa, e la pupilla di Sof’ja Ivanovna, la madrina della bambina, Katjusa, nonostante svolga dei compiti leggeri in casa, si sente avvezza agli agi dei signori, tanto da rifiutare ogni proposta di matrimonio pur di non divenire la moglie di un lavoratore, dovendo così abbandonare quella libertà e quei lussi nei quali è cresciuta.

La rovina della ragazza, ormai sedicenne, giunge inaspettata quando a casa delle due padrone arriva il loro nipote prediletto. Egli violenterà la ragazza, con la semplicità di chi si avvale della propria nascita per schiacciare il più debole, lavandosi infine la coscienze con una banconota da cento rubli, un dono insignificante, dopo aver rubato l’ innocenza di una ragazza.

La spirale degli eventi, basata su un caso giuridico realmente accaduto ai tempi di Tolstoj, è vorticosa.

Dmitrij Ivanovic Nechljudov, colpevole dello stupro di Katjusa e della conseguente rovina della donna, vive la sua esistenza senza pensieri, tra il fidanzamento con una sua pari e gli studi per portare un miglioramento alle vite dei contadini che popolano le sue terre. Egli è un essere felice, sino al giorno in cui, adempiendo al suo dovere verso la giustizia, entra in un’ aula di tribunale, come giurato, e scopre di dover giudicare il caso della donna che violentò anni prima.

Tutto torna alla mente dell’ uomo, che per tanto tempo aveva rimosso quell’ ‘incidente’, non pensando certo che una sua debolezza avrebbe potuto trascinare Katjusa, che era stata per anni la pupilla delle sue zie, al banco degli imputati in un processo per omicidio.

La coscienza inizia a tormentarlo. Sente di essere colpevole e sa, allo stesso tempo, di esserlo. Ella è processata per un crimine che forse non ha commesso, mentre egli non verrà mai condannato per quello che ha fatto.

“Dirò a lei, Katjusa, che sono un mascalzone, colpevole nei suoi confronti, e farò di tutto per alleviare la sua sorte. Si, la vedrò e le chiederò di perdonarmi. […] – Si fermò.- La sposerò, se è necessario.”.

La redenzione di Nechljudov inzia quando sente di aver bisogno del perdono della donna. Egli non è messo dalla pietas, o dal desiderio umano di aiutare il prossimo, soprattutto quando il prossimo è da noi stato spinto in una spirale di orrore, ma dal desiderio di essere assolto dal male commesso.
L’ uomo tenterà in ogni modo di aiutare Katjusa, anche quando la donna verrà condannata, per un mero errore giuridico, e costretta ai lavori forzati in Siberia. Nechljudov la seguirà, sempre intenzionato a sposarla ed offrendole, in ogni caso, l’ appoggio del suo nome e del suo denaro.

La Maslova, però, rifiuta la di lui proposta di matrimonio, rifiuta di essere ancora strumentalizzata per la pace, questa volta spirituale, dell’ uomo. Per sette anni il suo corpo è stato mezzo per il piacere maschile nelle case di tolleranza. Non vuole piegare anche il suo spirito sposando un uomo che non l’ ama, ma che vede in lei il riscatto della sua anima dalla colpa.
Durante il racconto viene fuori anche il secondo argomento chiave della narrazione, le ingiustizie e le violenze di un sistema sociale corrotto, basato sulla repressione e sul privilegio.

“Si, l’ unico posto che qui in Russia convenga ad un cittadino onesto è la prigione.”.

Tolstoj usa il suo protagonista, Nechljudov, colui di cui l’ autore si fa schermo, per tracciare la diagnosi di una società dove il cannibalismo statale è sorretto da una magistratura intenta, unicamente, a vegliare sui potenti.

Una rivoluzione nasce nell’ anima di Nechljudov, il quale sarà condotto al riscattarsi dalle sue colpe spogliandosi dei suoi averi e dedicando la propria vita al soccorso di colei che fu vittima del di lui crimine.

La vera resurrezione, però, non è quella del nobile, pronto ad infangare il suo nome, a rinunciare ai suoi averi e all’ amore di una fanciulla dell’ aristocrazia, pur di salvare quella che agli occhi di tutti è una prostituta, una donna persa. La vera resurrezione è quella di Katjusa.
Ella, rifiutando la proposta di matrimonio dell’ uomo che ha da sempre amato, diviene una donna libera, libera di scegliere e volontariamente lega il suo destino ai condannati politici.

Forte è la denuncia sociale che aleggia sul romanzo, dove la società carceraria è descritta in tutte le sue brutture e negligenze. Dietro le mura detentive nasce un agglomerato umano emarginato, dimenticato, schiavo di colpe, spesso, false o smodatamente ingigantite.

I protagonisti si liberano del male fatto, mentra la società, soprattutto gli avvocati, i giudici, i magistrati, i procuratori, i burocrati, i giurati ed ogni personaggio ‘pubblico’, risulta sempre innocente, poichè il male commesso è ripartito tra tutti. Ognuno si ritrova, quindi, con una frazione infinitesima di colpa, non abbastanza pesante per poter gravare sulla coscienza di quegli uomini ‘per bene’ ed ‘onesti’, sui quali si dovrebbe fondare la giustizia.

18 pensieri su “Resurrezione, l’ innocenza e il pentimento.

  1. “La vera resurrezione, però, non è quella del nobile, pronto ad infangare il suo nome, a rinunciare ai suoi averi e all’ amore di una fanciulla dell’ aristocrazia, pur di salvare quella che agli occhi di tutti è una prostituta, una donna persa. La vera resurrezione è quella di Katjusa.”

    Non credo sia vero. A Nechljudov viene chiesto quello che lo stesso Tolstoj provò a fare senza successo per tutta la vita, rinunciare alla propria nobilità per abbracciare un cristianesimo integralista di cui il suo stesso padre letterario era teorizzatore e praticante decisamente malfermo. Per Nechljudov risorgere vuol dire abbandonare tutto. Trasformare lo sdegno che prova quando assiste alla messa in carcere, la scena che costò a Tolstoj la scomunica, in qualcosa che vada oltre la semplice indignazione morale: nell’atto più rivoluzionaro che ogni uomo possa fare, quello della coerenza con la scelta radicale che ritiene moralmente e razionalmente la più giusta.

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    • Ognuno ovviamente, quando legge un libro, trova le proprie chiavi di lettura. Ho sempre visto in Katjusa la Resurrezione, perchè prende coscienza del poter essere libera, e non più oggetto sessuale, in una società maschilista, dove la donna, soprattutto se di rango inferiore, veniva trattata come un mezzo di appagamento.

      Nechljudov mi è sempre parso odioso. Per carità, cerca di riparare al torto fatto, ma è lui il motore inconsapevole di ogni singola disgrazia di Katjusa. Cerca solamente di salvari l’ anima, soprattutto all’ inizio, dalle colpe che vengono fuori. Non lo amo come personaggio. Come ho sempre amato poco i personaggi maschili di Tolstoj.

      Le donne tolstojane sono più interessanti, più sfaccettate.

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  2. Dobrý den Mara, Přelom v myšlení carského, zotročeného člověka, přes nevolnictví komunismu, do dnešní podoby Ruska, opět toužícím po CARSKÉM SAMODĚRŽAVÍ, je a bude vždy, hrozbou pro svobodu ducha. Tolstoj je symbolem té svobody.

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  3. Mnohdy je VKŘÍŠENÍ špatně pochopeno?
    Tolstoj mluví o vzkříšení Ruské duše a víry v ní, zneužití nevědomosti a úpadek lidské morálky, je středobodem.
    Je toto VZKŘÍŠENÍ, nebo úpadek?

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  4. Ogni volta che incontro un detenuto nei suoi occhi vedo scritto: “Sono innocente!”. Spesso è anche la prima cosa che dicono dopo i preamboli del colloquio. Io provo sempre a credere a questa affermazione, anche contro ogni evidenza. Non so bene perché io lo faccia, forse è un modo di ammettere a me stesso che un giorno risorgeranno a se stessi e a coloro che non li hanno ascoltati, accolti, capiti, aiutati, perdonati. Io lì, di fronte a loro, spesso impotente e confuso, collaboro affinché questo accada. Grazie della tua esposizione. Si.

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    • Grazie a te della tua testimonianza.
      Non importa se si è innocenti o colpevoli, tutti devono aver diritto ad un equo processo. Certo, è atroce che un innocente venga processato, ma purtroppo la Giustizia non sempre è giusta.

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      • La Giustizia umana è troppo limitata per essere veramente giusta, forse per questo una volta aveva accanto la Grazia (e non solo come denominazione del Ministero).

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