“Il suo era proprio un colorito giallognolo, pensò Anna, mentre studiava la propria immagine riflessa nello specchio d’argento; e aveva troppi nei, ma almeno il viso era un elegante ovale. A undici anni non mostrava ancora forme femminili, ma a tal riguardo poteva sperare in un cambiamento durante l’anno successivo. Dopotutto Maria, a tredici anni, era già formosa. […] Aveva spesso sentito dire che Maria era la più bella della sorelle Bolena. […] Il confronto cominciava a infastidirla, ora che stava crescendo e le veniva rammentato costantemente che doveva prepararsi a un futuro glorioso che prevedeva il favore reale e un marito facoltoso e di elevata classe sociale.”.
[Anna Bolena l’ossessione del re. Le sei regine Tudor – Alison Weir, trad. a cura di Chiara Brovelli]
Per secoli la figura di Anna Bolena è stata offuscata dalla sua tragica fine, venendo conosciuta esclusivamente per essere stata la seconda moglie di Enrico VIII e la prima regina a salire al patibolo nelle storia.
Secondo l’ex docente di storia medievale, Corolly Erickson, Anna Bolena nacque in un anno antecedente, di poco, il 1507, così che quando giunge alla Corte di Enrico VIII ella doveva avere tra i diciotto e i vent’anni.
Anna Bolena non era una bellezza che rispettava i canoni dell’epoca, non aveva biondi capelli ad incorniciare un volto diafano, sul quale sarebbero dovuti spiccare degli occhi celesti dal taglio gentile. Ella aveva lunghi e spessi capelli neri, una pelle olivastra e profondi occhi neri, pieni di un carisma che tanto incantò gli scrittori contemporanei alla donna.
Della sua infanzia sappiamo poco o nulla, quel che è certo è che nel 1514 fu inviata dal padre, Thomas Bolena ambasciatore in Francia, come dama di compagnia di Maria Tudor, sorella del Re d’Inghilterra, mandata sposa al Re di Francia, Luigi XII.
“[…] Tomaso Bolena era deciso a farne un colta gentildonna francese, E anche se doveva venir eclissata dalla più dotata sorella […] egli avrebbe tratto il meglio da quel che Anna poteva offrire.”.
[Anna Bolena- Carolly Erickson]
È parere di molti studiosi che se Thomas Bolena fosse stato meno ingordo di potere e denaro, Anna sarebbe stata una delle tante figlie della nobiltà, non troppo benestante, a finire chiusa tra le mura di un convento.
Thomas Bolena, come molti altri all’epoca, e nelle epoche a venire, vedeva nelle figlie una possibilità di riscatto economica e sociale, per se stesso.
Egli aveva sposato Lady Howard, nipote di Lord Norfolk , l’uomo più importante del Consiglio dopo Wolsey, ma questo non aveva placato quella bramosia di potere e di riconoscimento a cui egli mirava, Thomas Bolena desiderava essere rispettato e temuto, e magari diventare uno degli uomini più ricchi del regno. Tutti i suoi desideri si sarebbero avverati, ma ad un prezzo enorme.
“L’abito verde le donava […]. L’unico difetto era il taglio delle maniche, che si stringevano attorno al polso e non coprivano la deformità di cui era costantemente, dolorosamente consapevole. Lo teneva ripiegato nella mano, il mignolo della mano destra, così che nessuno vedesse la seconda unghia.”.
[Anna Bolena l’ossessione del Re. Le sei mogli Tudor – Alison Weir, trad. a cura di Chiara Brovelli]
Due imperfezioni segnavano il corpo, e probabilmente lo spirito, della giovane Anna Bolena, un vistoso neo nero sul collo ed un sesto dito, vicino al mignolo della mano destra, con una seconda unghia ad evidenziare ancora di più quell’escrescenza di carne.
Questi due, se vogliamo chiamarli, difetti vennero poi visti dal popolo come i segni tangibili del suo essere strega, due marchi che, in linea con il pensiero dell’epoca, non poi tanto lontano dai tempi dell’inquisizione domenicana, andarono creando una fama che avrebbe spinto la Bolena verso il patibolo.
Le due sorelle Bolena partirono, dunque, con altre dame come seguito di Maria Tudor.
Pochi mesi dopo il matrimonio, tra la sorella di Enrico VIII e Luigi XII, il re di Francia, già avanti negli anni, morì. Maria Tudor, onde evitare di finire sposa di Francesco I, nuovo Re di Francia, fece ritorno alla corte del fratello.
Entrambe le sorelle Bolena, durante la loro permanenza a Corte, avevano stretto amicizia con Claudia di Valois-Orléans, figlia maggiore di Luigi XII, la quale, alla partenza di Maria Tudor, venne scelta come sposa da Francesco I, divenendo la nuova Regina consorte. Dato il legame affettivo che si era venuto a creare, la Regina Claudia prese le due sorelle Bolena sotto la propria ala e le inserì a pieno titolo tra le sue dame di compagnia. Ciò fece totalmente cambiare lo status delle due sorelle che, giunte per essere dame di una regina straniera, erano ora pari alle altre nobildonne francesi del seguito della nuova regina.
Dalle Dame più grandi, Anna imparò non solo le regole della precedenza e dell’etichetta, ma anche le raffinate armi della seduzione, usando belletti, acconciature ed abiti sontuosi, sforzi tesi a rendere la sua persona piena di grazia. Non si badava solo all’apparenza esteriore, ma bisognava saper duellare con gli sguardi e i sorrisi, per prendere dimestichezza con quel fascino che, in seguito, avrebbe incantato la ben meno raffinata corte inglese.
Anna, giunta poco più che bambina, crebbe nella più colta, smaliziata e schietta corte europea, facendo sua la malia francese.
Ella acquisì con facilità una notevole dimestichezza nell’arte dell’amoreggiare e una grande bravura nell’oratoria galante. Ciò dimostra che fosse una donna vivace ed intelligente, capace di adattarsi a quello che la vita le poneva di fronte, sapendo plasmare ogni situazione, spesso a suo vantaggio.
Al seguito della Regina Claudia, Anna sbocciò, da gracile bambina divenne una donna elegante e di mondo, capace di spiccare tra le dame, non solo per la malizia dei suoi profondi occhi neri, ma per un fascino che le aleggiava attorno.
“Molto raramente, se non mai, capitava che una ragazza o una moglie lasciasse la corte ancora casta.“, così scriveva Brantome ne la Vie des Dames galantes, sempre costui scrisse che Anna in Inghilterra tornò, oltre che con un notevole bagaglio di raffinatissimi vestiti alla moda nella corte francese, con un “bel vigore femmineo che tanto assomigliava al coraggio virile.”.
Le due sorelle, probabilmente, furono legate, durante gli anni dell’infanzia e della permanenza in Francia, ma su questo non si hanno dati certi. Quello che sappiamo è che appresero un’educazione raffinata, soprattutto nell’arte, nella letteratura e mostrarono uno spiccato senso estetico, soprattutto per quanto riguardava l’abbigliamento.
Nel 1519 Maria fu richiamata in Inghilterra dal padre, e convolò a nozze con William Carey, Gentiluomo di camera di Re Enrico VIII.
Maria, introdotta a corte come dama di compagnia della Regina Caterina D’Aragona, venne subito notata dal sovrano, il quale, nel 1521 la fece divenire la sua amante, ruolo che la donna ricoprì per i successivi sei anni.
Ella diede alla luce due figli, Catherine Carey e Henry Carey, entrambi, presumibilmente, figli della relazione extraconiugale con Enrico, al quale Maria non chiese mai il riconoscimento ufficiale, accontentandosi dei molti favori che riceveva dal Re e non pretendendone altri.
Poco sappiamo della vita di Maria Bolena, quello che è certo è che quando ella rimase vedova e si avvide che la passione del sovrano si stava spostando da lei a sua sorella Anna, fu tanto cauta da risposarsi con William Stafford, un comune soldato, ma di nobili origini.
Questo matrimonio, svoltosi in segreto, ebbe come conseguenza l’esilio e l’allontanamento forzato per entrambi, dalla corte, e ciò, con molta probabilità, decretò la salvezza di Maria, unica tra i fratelli Bolena ad essere spirata per cause naturali.
“Per chi desidera cacciare, io so dove c’è una cerva,
ma per quanto mi riguarda, ahimè, non posso più.
L’inutile fatica mi ha così sfinito
ché io sono uno di quelli che più a lungo l’ha seguita.
[…] A chi desidera cacciarla, io tolgo ogni dubbio
perché come me potrebbe sprecare invano il suo tempo.
Inciso con diamanti, con chiare lettere
sta scritto, intorno al suo collo:
-Noli me tangere, io appartengo a Cesare-
e troppo selvaggia per essere trattenuta, nonostante sembri docile.”.
[Whoso list the hunt – Sir Thomas Wyatt]
Al suo ritorno dalla Francia, Anna si fece subito notare per l’eleganza della sua persona e per la grazia dei suoi modi. Entrata a Corte, su raccomandazione del padre, tra le dame di compagnia di Caterina D’Aragona, proprio come la sorella, intraprese una relazione con Henry Percy, Conte di Northumberland. Quando il fidanzamento segreto si fece pubblico, Anna venne allontanata, per un breve periodo dalla Corte.
Dopo il matrimonio, organizzato da Thomas Wolsey, tra Lord Percy e Mary Talbot, Anna fu riammessa a Corte e reintegrata tra le dame della Regina.
Intanto, mentre le dame si dilettavano nelle civettuole attività a loro concesse, alla corte inglese la mancanza di un erede cominciava a destare una certa preoccupazione, tanto che i cortigiani iniziavano a vociferare riguardo ad una futura crisi dinastica, poiché Caterina D’Aragona era riuscita a generare unicamente una figlia, Maria. E più gli anni passavano, più le speranze che arrivasse l’agognato erede scemavano.
Mentre Caterina D’Aragona si tormentava con il rimorso di non riuscire a generare un figlio maschio per il trono d’Inghilterra, Anna, tornata dall’esilio, trascorso nella tenuta di campagna della famiglia, collezionò un certo numero di amanti ed un numero maggiore di spasimanti, primo tra tutti Sir Thomas Wyatt.
“Enrico spiccava tra i contemporanei non solo per il suo rango, ma anche per la sua statura imponente, il fisico massiccio e l’aspetto attraente. […] Alla presenza fisica si univano calore umano e fascino, delicatezza di sentimenti e atteggiamenti cavallereschi, nonché doti mentali che gli consentivano di condividere gli interessi intellettuali degli umanisti che frequentavano la sua corte […].
Nella seconda metà del suo regno, tuttavia, […] emersero a poco a poco gli aspetti più oscuri della sua personalità […]. […] Il crudele e sanguinario Re la cui collera fatale colpiva indiscriminatamente chi gli stava vicino.”.
[Il grande Enrico – Carolly Erickson]
Enrico VIII, alla morte del fratello maggiore Arthur, ereditò da questi il trono e, per volore del Consiglio, prese in moglie la vedova Caterina D’Aragona, di sei anni più grande di lui.
I primi anni di matrimonio furono un successo. Egli era affascinato da Caterina, una giovane donna proveniente da una delle corti più raffinate d’Europa, figlia di Isabella, conosciuta per la sua bellezza e donna di estrema cultura, entrambe le doti tramandate alla figlia. Enrico ne era stregato, e anche Caterina subiva il fascino di quel giovane aitante e gagliardo.Non solo Enrico era entusiasta della nuova Regina, la corte tutta la apprezzava per il suo carattere mite, amorevole, capace di creare amicizie durevoli ed affettuose, riconoscendole, poi, un grande spirito diplomatico.
Nell’arco di pochi mesi dal matrimonio la coppia apprese la notizia della prima gravidanza con immensa gioia, come tutta la corte. Il parto avvenne prematuramente e la bimba nacque morta. A distanza di pochi mesi si ebbe una seconda gravidanza, dalla quale nacque un maschio, al quale venne dato il nome di Enrico. L’erede, però, morì meno di due mesi dopo, gettando nello sconforto i genitori. La morte del piccolo non fermò la coppia, e in meno di un anno Caterina era nuovamente incinta, ma anche questa volta si ebbe un parto prematuro e il bimbo morì venendo alla luce. Solo nel 1516 la Regina riuscì a partorire una creatura, ma era una femmina, Maria.
Con il passare degli anni la questione della successione andava aggravandosi, soprattutto perché la Regina sembrava invecchiare precocemente, tanto da entrare in menopausa a neanche trentaquattro anni.
Dalla nascita della loro unica figlia troppe erano le incognite che li dividevano dall’avere l’agognato erede, troppe incognite per un paese pronto a lacerarsi nuovamente, dopo che un Tudor aveva ottenuto il trono grazie alla vittoria nella lotta dinastica, durata trent’anni, conosciuta come la Guerra delle Due Rose.
Appariva ovvio che bisognasse dare al regno un erede legittimo e che Caterina D’Aragona fosse solamente d’ostacolo per la riuscita di un simile progetto.
Gli studiosi hanno supposto che il primo incontro tra Enrico VIII ed Anna Bolena sia avvenuto in un pageant, ossia una festa in maschera, durante il quale Anna impersonificazione la Perseveranza, Maria Bolena, all’epoca ancora amante del Re, la Gentilezza e Maria Tudor, sorella e prediletta di Enrico, la Bellezza.
Sembra che Enrico si invaghì perdutamente di Anna, senza remora alcuna, e mentre egli bruciava per lei, la giovane placò i bollenti spiriti del suo sovrano, non concedendosi e mettendo, da subito, ben in chiaro che ella era troppo istruita ed intelligente, oltre che di buona famiglia, per essere una semplice concubina, forse prendendosi finalmente una rivincita sulla sorella più bella, Maria, la quale si era piegata al ruolo di amante anni prima, senza mai pretendere altro.
Anna, dimostrando una certa acutezza, aveva capito che Enrico non era alla ricerca di amori facili e docili, come si era dimostrato quello di Maria, egli cercava una preda. Ella si travestì da preda, ma giocò le sue migliori armi, la malizia, la seduzione e l’eloquenza: se lui l’avesse sposata, rendendola quindi una moglie e non una concubina, ella gli avrebbe concesso ciò che tutti si aspettavano, un erede maschio.
La mosse era azzardata, ma funzionò. Enrico avrebbe avuto la donna che desiderava e l’erede che era atteso dalla nazione da troppo tempo.
“Se uno prende la moglie del fratello, è un’impurità, egli ha scoperto la nudità del fratello; non avranno figli.”.
[Levitico 20,21]
Il matrimonio tra Enrico e Caterina era stato possibile unicamente grazie alla dispensa papale, concessa da Papa Giulio II poiché Arthur era morto prima di poter consumare il matrimonio con Caterina. Enrico tentò quindi di dimostrare che il suo primo matrimonio era di fatto nullo, così da poter sposare Anna, ben più giovane di Caterina e sicuramente adatta a dargli figli.
Il nuovo Papa, Clemente VII, alla luce delle richieste del Re inglese, decise di esaminare il caso, poiché era evidente che il suo predecessore aveva ignorato i precetti stessi della Bibbia per permettere l’unione tra Enrico VIII e Caterina D’Aragona. Il tutto si risolse con un nulla di fatto a causa dell’intromissione del nipote della stessa Caterina, Carlo V, Re di Spagna e Imperatore del Sacro Romano Impero Germanico.
Impossibilitato ad ottenere dal Papa di Roma l’annullamento delle sue nozze, e seguendo un crescente malcontento che serpeggiava tra il clero e il laicato cattolico inglese nei confronti di Roma, Enrico VIII investì dei poteri necessari l’ Arcivescovo Cranmer di Canterbury affinché questi potesse sciogliere il matrimonio che lo legava a Caterina.
Ottenuto il divorzio, ottenne anche una scomunica da parte del Papa, e a seguito di ciò, Enrico VIII fece approvare dal parlamento una serie di leggi che scioglievano qualsiasi legame tra l’Inghilterra e Roma, accentrando il potere spirituale nelle mani della Corona.
Verso la fine di novembre, nel 1532, Enrico sposò Anna con una cerimonia segreta, ma quando la donna, durante la prima settimana di dicembre, si accorse di essere incinta, per scongiurare una possibile nascita illegittima, Enrico la prese nuovamente in moglie il 25 gennaio del 1533, questa volta pubblicamente.
Anna, l’aprile di quello stesso anno, venne incoronata Regina.
La corona, però, non portò con se’ anche l’amore del popolo inglese, ancora memore della fine della precedente Regina, privata del titolo e della sua corte, confinata in un castello con il solo titolo di Principessa Vedova di Galles. Intanto, mentre il popolo piangeva la triste sorte toccata a Caterina, sempre da questo iniziarono le maldicenze sulla nuova Regina, o come era chiamata, sulla Puttana del Re. Si diceva che fosse una strega, ipotesi dimostrata dal marchio sulla sua mano destra, infatti solo una strega avrebbe potuto portare il Re ad essere tanto pazzo d’amore. Si sosteneva, inoltre, che Anna avesse un insaziabile appetito sessuale, tanto che ogni sera essa giacesse con almeno cinque o sei uomini, tra i quali era solito comparire anche George Bolena, il di lei fratello. Anna era paragonata ad un serpente velenoso che era stato accolto con benevolenza da Caterina, ed era poi strisciato nel letto di Enrico, cacciandone la legittima sposa ed ingannandolo con i suoi strabilianti trucchi sessuali, sino a farsi posare in capo la corona.
La gravidanza di Anna procedeva, e su di lei gravava la metà della sua promessa, un erede maschio, Enrico aveva mantenuto la sua parola e l’aveva resa moglie e regina.
La nascita di un maschio l’avrebbe fatta brillare agli occhi di Enrico e, molto probabilmente, l’avrebbe resa meno odiata dal suo stesso popolo.
Si dice che a corte tutti fossero convinti dell’arrivo imminente di un maschio, poiché così era stato predetto anche dagli astrologi di corte, e confermato da numerosi medici. Il Re doveva essere euforico, e tanto più la gravidanza procedeva, tanto più i preparativi per la nascita dell’erede impazzavano.
l 7 settembre del 1533, a metà del pomeriggio Anna partorì dando alla luce una fammina, Elisabetta.
Fu un durissimo colpo per tutti. I preparativi erano stati vani, non vi era nulla da festeggiare. Enrico montò su tutte le furie, scaricando su Anna tutta la sua rabbia, rinfacciandole di non aver tenuto fede alla promessa fatta. Egli aveva rinnegato la sua prima moglie, si era svincolato dal potere di Roma, era stato scomunicato e lei aveva generato una femmina, non l’erede.
La nascita di Elisabetta non fu, per così dire, proprio un lieto evento, ed andò a creare una prima crepa nel rapporto tra Enrico ed Anna. I due, dopo la nascita della loro prima, ed unica, figlia instaurarono un rapporto altalenante, passando da grandi momenti di passione ed amore a sfuriate tremende, durante le quali Anna urlava il suo dolore per i tradimenti del marito e ai quali Enrico rispondeva rinfacciandole la nascita di una femmina e non di un maschio.
Nel 1534 Anna rimase nuovamente incinta, ma nel giubilo generale la gravidanza terminò con un aborto.
Mentre Enrico meditava su cosa fosse meglio fare per dare all’Inghilterra un erede legittimo, Anna, nel 1535, rimase incinta, ma anche questa gravidanza terminò con aborto spontaneo, segnando l’inizio della fine della donna.
Enrico, probabilmente sobillato da Thomas Cromwell, il quale si era scontrato con Anna sull’utilizzo delle decime confiscate alla chiesa, che lui avrebbe voluto utilizzare per rimpolpare le casse reali, ma che la Regina aveva destinato agli orfani e alla loro istruzione, oltre che ad altre opere di carità, decise di ripudiare Anna, senza però essere costretto a legarsi nuovamente in matrimonio con Caterina.
Nuovamente, gli storici suppongono, intervenne Thomas Cromwell, secondo il quale Anna non doveva semplicemente essere allontanata dalla corte, sulla quale esercitava un fortissimo ascendente,ma andava eliminata, affinché non vi fossero problemi futuri.
Furono così messe in circolo delle voci, secondo le quale Anna fosse infedele al marito, intrattenendo diverse relazioni extraconiugali, e tra questi amanti figurava anche lo stesso George Bolena, unendo l’adulterio all’incesto.
George Bolena ed altri cinque uomini vennero arrestati con l’accusa di tramare una congiura, con la complicità di Anna, ai danni del Re, nel tentativo di deporlo. Questi vennero arrestati, torturati ed infine giustiziati, benché tutti urlassero la propria innocenza.
“[…] Ma se avete già deciso di me, e deciso non soltanto la mia morte, ma un’infame calunnia possano portarvi a godere della felicità che desiderate, allora io chiedo a Dio che Vi perdoni il grande peccato che in tal modo commettete, e così ai miei nemici, strumenti di esso; e che Egli non Vi chiami a rendere stretto conto del trattamento crudele e indegno di un sovrano.
La mia ultima e sola preghiera è che soltanto io porti il peso del disfavore di Vostra Grazia, e che esso non tocchi le anime innocenti di questi infelici, i quali, a quel che so, sono egualmente posti in severa prigionia per essermi fedeli. Se mai io abbia trovato favore ai Vostri occhi; se mail il nome di Anna Bolena sia suonato gradito alle Vostre orecchie, concedetemi questa richiesta, e tralascerò di tediarVi più a lungo, rivolgendo alla Trinità le mie fervide preghiere di tenere la Grazia Vostra sotto la sua buona protezione e di guidarVi in ogni Vostra azione. Dalla mia dolorosa prigione nella Torre, questo Sei di Maggio, Vostra lealissima e sempre fedele consorte.”.
[Lettera di Anna Bolena ad Enrico VIII]
Anna Bolena venne accusata di alto tradimento, di adulterio ed incesto. Per tutta la durata del processo, o della farsa per meglio dire, ella si dichiarò innocente, ribadendo, ripetutamente, il suo amore e la sua totale devozione verso il proprio marito e sovrano.
Nonostante ciò venne dichiarata colpevole e condannata a morte.
Inutili furono le suppliche rivolte al marito, vani anche i tentativi di salvare gli innocenti accusati ingiustamente e trascinati con lei in quella disgrazia studiata a tavolino.
“Buon popolo cristiano, sono venuta qui a morire secondo la legge, poiché dalla legge sono stata condannata a morte, e quindi non mi opporrò. Non sono qui per accusare alcuno, né per dire niente a riguardo delle accuse e della condanna a morte, ma per pregare Dio affinché salvi il Re e gli consenta di regnare a lungo su di voi, perché mai vi fu un principe più dolce e misericordioso di lui: e con me egli è stato un sovrano buono e gentile. […] E così prendo congedo dal mondo e da tutti voi, e desidero vivamente che tutti voi preghiate per me. O Signore, abbi pietà di me, a Dio raccomando la mia anima.”.
[La torre di Londra – Christopher Hibbert]
Questo, si dice, fu il discorso con il quale Anna Bolena, il 19 maggio 1536, si congedava al mondo.
Per eseguire la sua sentenza di morte venne chiamato un boia francese, particolarmente famoso per la sua precisione nel recidere la testa dei condannati con un solo fendente, limitando al massimo la sofferenza. Per il collo della donna venne scelta una fine lama di una spada, evitandole la mannaia classica usata durante le esecuzioni. Entrambi furono pensieri dedicatole da Enrico, forse un modo di lavarsi una coscienza che non aveva.
Veniva così uccisa la donna che aveva cambiato per sempre il volto dell’Inghilterra, la madre della futura Regina Elisabetta, la donna che avrebbe condotto il paese nella sua Era D’Oro.
Anna Bolena fu una donna capace di lottare per ciò che desiderava, piegando al suo volere anche la storia, pagando lei stessa il prezzo delle sue scelte, cosa che non accadde invece ai vari uomini che firmarono la sua condanna a morte.
Non so se si possa considerare Anna un simbolo del femminismo, quello di cui sono certa è che fu una dona capace di tenere con mano salda le redini del suo destino, migliorandosi attraverso lo studio, capace di grande compassione e soprattutto di amore per una figlia che lasciava piccola e senza difesa.
Moriva per mano fisica del boia, ma era stato il maschilismo imperante ad ucciderla.
Una leggenda narra che lo spirito di Anna Bolena sia stato visto vagare per la Torre di Londra, con la propria testa sotto il braccio. Se così dovesse essere,spero che stia cercando il marito per restituirgli il favore, in eterno.
molto interessante è questo post su una donna che ha acceso molte discussione a suo favore ma anche contro. Di certo è ricordata per aver generato quella che sarebbe stata la futura regina.
Sempre brava ne rendere appassionanti le tue parole.
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My Italian comprehension has worsened over the years. Early Follower. So glad you keep writing.
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