Emma, l’ enigma della felicità.

 

emma

“L’ avrebbe presa sotto la sua protezione; l’ avrebbe migliorata; l’ avrebbe allontanata da quelle cattive amicizie, e introdotta nella buona società; avrebbe modellato le sue opinioni e i suoi modi.”.

                                                                        [Emma-Jane Austen]

 

Emma Woodhouse è una “giovane donna, bella, ricca e intelligente”, la quale si croggiola nel suo egocentrismo giocando a divenire il cupido della sua piccola comunità. La sua felicità dipende dal senso di potere che scaturisce in lei, credendosi artefice dell’ altrui gioia.

Ogni gesto della giovane è sempre calcolato: l’ essere accondiscendente con il padre, perfetta metà della figlia, è un modo subdolo di ottenere ciò che si vuole, manipolando il pensiero del genitore; l’ accogliere Harriet Smith, fanciulla dalle origini incerte, nella sue cerchia di amicizie non è un gesto che  viene compiuto come una gentilezza nei confronti di una persona meno fortunata, ma per il desiderio di plasmare la giovane ad immagine e somiglianza della protagonista.

Emma gioca con i sentimenti altrui, non badando mai a nulla al di fuori dei suoi capricci. Organizza possibili unioni, e quando le sue supposizioni amorose vengono a crollare come un castelle di carte, ella si adira, mette il broncio, proprio come la bambina che è. Per poi riprendere a dilettarsi con le sue trame, pronta a riniziare a tessere la tela dell’ inganno.

La stessa Jane Austen presenta la sua eroina come un personaggio “che non sarà molto gradito a nessuno, se non a lei.”.

Il comportamento della protagonista è, in parte, scusato dalla solitudine che aleggia sulla giovane, circondandola. Ella non pecca di arroganza e di superficialità solo per soddisfare il suo ego o per noia, bensì per solitudine. Emma desidera essere felice, ance se indirettamente.

“La piccola compagnia si divise spontaneamente in due; da un lato, lui e sua figlia [Il signor Woodhouse e Isabella]; dall’ altro lato i due Knightley. […] Mentre Emma si unica occasionalmente all’ una o all’ altra conversazione.”.

Benchè circondata da suoi familiari, ella è sola, isolata e, allo stesso tempo, compresa tra i due gruppi che si vengono a formare, “occasionalmente” unendosi alla conversazione, senza mai, però, venire accettata nell’ uno o nell’ altro gruppo.

Al tema della solitudine si va ad intrecciare quello dell’ abbandono. La protagonista di sente, per tutta la narrazione, spogliata mano a mano dei suoi affeti più cari: la madre, persa nell’ infanzia, dalla quale Emma ha ereditato intelligenzza e bellezza; Isabella, ipocondriaca e pronta sempre a lamentarsi, proprio come il padre, ma non per questo meno amata dall’ eroina, la quale sente la mancanza non solo della sorella, ma dei suoi adorati nipoti;La signorina Taylor, l’ istitutrice ed unica confidente della protagonista, dalla quale si separa per sposarsi; Harriet divenuta la sua protetta, si viene a perdere, in maniera brusca ed improvvisa, tra un innamoramento e l’ altro organizzato dalla protagonista; Frank Churchill, unica ventata di giovinezza nella vita di Emma, la quale si ritrova attratta non dal fascino dell’ uomo in sè, ma della sua freschezza, della sua vitalità.

A causa di questa continua spoliazione, Emma è costantemente alla ricerca di una persona a cui aggrapparsi, per vincere la sua solitudine, per superara i tristi inverni che si susseguono.

“Con imperdonabile arroganza aveva voluto decidere dei destini di ciascuno.”.

Da manipolatrice, la protagonista, diviene creatrice. Tenta di plasmare, nella mite e sciocca Harriet, un doppio di se stessa. Harriet, tanto simile ad Isabella per temperamente ed intelligenza, è il mezzo attraverso il quale Emma è libera di scoprire l’ amore, senza però mai doversi mettere in gioco, almeno, non in prima persona. Ella conosce così le emozioni ed i sentimenti, i turbamenti e l’ amore, proprio come uno scrittore, che apprende attraverso i suoi personaggi.

Mentre Harriet, Robert, Frank e Jane escono dalle incomprensioni, rimediano ai loro rispettivi errori e vanno verso la felicità, lasciandosi alle spalle ogni complicazione, ogni rigida regola sociale, Emma è bloccata. La sua esistenza perfetta non è altro che una gabbia. Ella si sente sicura, intanto, però, osserva gli altri alzarsi in vola in un cielo splendente. Sospesa in un tempo infinito, la giovane vive nell’ incertezza della sua esistenza, turbata di poter perdere la persona che ha scoperto di amare.

Ad aiutarla, a guidarla con pazienza ci sarà il signor Knightley, cognato ed amico di famiglia, il quale accompagna con il suo silenzio, interrotto unicamente per mettere Emma di fronte alla realtà, tutta la storia. Egli tace, ma osserva con attenzione ciò che accade. La di lui intelligenza è complementare con quella della giovane, tanto da saperla sempre cogliere in fallo.

George Knightley è l’ unica persona che sa come parlare ad Emma, soprattutto quando ella è in torto. Ma soprattutto, è l’ unica persona che riesce a far desistere Emma da suoi intenti.

Il signor Knightley, maggiore di Emma di sedici anni, è il padre che il signor Woodhouse non sa essere, poichè il rapporto tra la protagonista ed il suo genitore appare come quello tra una madre troppo accondiscendente ed un figlio eccessivamente viziato, al quale non si può dire di no. Nel rapporto con il signor Knightley, Emma potrà finalmente essere figlia, potrà essere  messa di fronte ai suoi errori, così da costruire le basi per maturare e poter amare direttamente, senza più intermediari.

14 pensieri su “Emma, l’ enigma della felicità.

  1. Non la migliore Austen ma un romanzo gradevole comunque. Ogni estate leggo qualcosa di questa scrittrice britannica che riesce a farmi sentire un po’ parte di quel mondo che amo (l’Inghilterra, intendo) anche se non mi sarebbe piaciuto viverci a quei tempi. 😉

    Buona giornata. Un abbraccio.

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    • Emma è il romanzo più complete, a mio avviso, dove la Austen si cimenta nell’ analisi psicologica della protagonista, affrontando anche la crescita emotive e la maturazione.

      Il mio preferito rimane sempre Orgoglio e pregiudizio, ma in Emma ha raggiunta una completezza unica, che molte sue altre eroine non hanno.

      Buona giornata anche a te!

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      • Su questo hai ragione. Ho letto “Emma” molti anni fa e allora non mi aveva entusiasmato, dal punto di vista narrativo, come altri romanzi della Austen. Forse lo rileggerò quest’estate.

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  2. Bella recensione! Ho letto il libro poco tempo fa, e mi è piaciuto. Adesso sto leggendo “Lemonade”, di Nina Pennacchi; poi ho qualche altro classico che vorrei leggere (per esempio “Orgoglio e Pregiudizio”, a suo tempo lasciato a metà)

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  3. Ben tornato dopo un lungo silenzio tra noi con le tue splendide recensioni di romanzi e celebri e meno famosi.
    Emma, come altri romanzi di Jane Austen è in standby nell’attesa che riesca a trovare il tempo per leggerli.
    Hai saputo estrarre il succo da questo romanzo, probabilmente meno conosciuto e meno profondo di altri. Però mette curiosità. Chissà, un giorno lo leggerò.

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